Probabilmente tutti coloro che stanno leggendo e frequentando questa pagina si sono chiesti almeno una volta quale fosse la direzione giusta per la propria vita...Intendendo come vita non tanto il perseguimento di obiettivi materiali quanto, prima di tutto, un proprio equilibrio interiore e quindi di un posto nel mondo che aiuti a raggiungerlo e possibilmente mantenerlo.
Quella sensazione più o meno forte di non trovarsi ancora nel posto giusto, di sacrificare la propria essenza un po' troppo oltre il limite. Frenati da che cosa? Magari da prospettive di lavoro in realtà lontane, incognite o peggio irrealizzabili. Da aspettative eccessive caricate sulle spalle dal proprio contesto familiare. O da un ambiente circostante che in qualche modo "non approva" l'idea di mollare tutto e partire per un'esperienza di vita altrove. O peggio ancora da proprie piccole paure che si auto-alimentano diventando insormontabili.
E allora si prosegue nella cosidetta vita di tutti i giorni, sempre troppo uguale, in un contesto lavorativo e non, in cui ci si "imbruttisce" ogni giorno di più, in cui non ci si sente più se' stessi, in cui anche i gesti più semplici diventano pesanti da realizzare ed in cui, soprattutto, si percepisce più o meno inconsciamente come il tempo stia passando inesorabile senza che la propria vita abbia preso quella fatidica svolta in un modo o nell'altro, senza averci perlomeno provato. Si diventa più vecchi senza diventare più grandi...
Ed entrando nello specifico della nostra realtà, sicuramente la situazione poco felice in cui versa l'Italia, il modo in cui tratta i suoi giovani, le difficoltá ad imporre le propria capacità in ambiti professionali accentua enormemente questi disagi. Un "Paese per vecchi" per tanti aspetti, che non asseconda di certo chi vorrebbe creare qualcosa di innovativo, ma troppo spesso premia piuttosto chi si uniforma a determinate regole e meccanismi antichi, sorpassati, poco limpidi e poco meritocratici....
E allora? Un intimo desiderio di sfuggire a queste "trappole" (il famoso principio della rana bollita visto solo poco tempo fa...) prima che sia troppo tardi, che i meccanismi di difesa siano troppo deboli, prima che l'acqua...giunga ad ebollizione e la rana rimanga stecchita senza sbattere nemmeno le zampe...
Si cercherà di analizzare quelli che sono gli ostacoli MENTALI al famoso passo del "mollare tutto". Ovviamente senza nessuna pretesa ma solo con l'intento di condividere queste sensazioni con chi magari le ha già vissute, affrontate e in alcuni casi superate, alla ricerca chissà di di qualche piccolo input che accenda dei sensori parzialmente sopiti.
Altri tipi di ostacoli CONCRETI, che possono nascere primo fra tutti dalla difficoltà di trovare un lavoro, un'attività da svolgere all'estero, non potranno ovviamente essere trattati in questa sede, essendo troppo soggettivi e variabili quindi da caso a caso. 

 

 

 


- CARATTERE
Per essere onesti non si può negare che mollare tutto e vivere all'estero non è da tutti... Non perché si debba essere particolarmente "bravi" a farlo ma più semplicemente c'é chi in fondo accarezza la cosa solo come un'idea vaga e lontana, ma in fondo sta bene nel posto in cui è nato, con le sue abitudini, la sua cultura, la sua famiglia e i suoi amici di sempre. Non tutti nascono per forza predisposti all' "avventura", niente di male in questo. É semplicemente una questione di carattere, che è appunto il primo dei fattori in questione. Detto questo non sono rari i casi in cui persone anche caratterialmente poco propense al cambiamento sono state costrette a lasciare la difficile realtà di casa propria, lavorativa e non, per provare un'esperienza all'estero, per scoprire magari aspetti e qualità sconosciute della propria indole ed allargare il proprio modo di vedere le cose.
- INGIGANTIRE PROBLEMI REALI: LA PAURA
É un po' un corollario del primo aspetto, del carattere, ma in alcuni casi può essere solo un ostacolo temporaneo. Il proprio lavoro viene visto per esempio come un'ancora di salvezza: viene magari sopravvalutato come l'unico possibile che si è in grado di svolgere, sottovalutando al contrario le proprie capacità, il proprio spirito di iniziativa che possono emergere vivendo all'estero in una situazione del tutto nuova. In parole povere subentra la paura di sbagliare, di buttare via quanto di buono si è fatto fino a ieri. Capiamoci, non per forza la paura è un aspetto negativo...A volte è anche un giusto campanello d'allarme che ci frena se davvero non si è predisposti a vivere fuori. Ma se al contrario si è intimamente convinti di avere le capacità di farlo, allora molto probabilmente la cosa giusta da fare è mettere da parte le paure, i dubbi, il cosiddetto lavoro sicuro e di provarci! Del resto più giovani si è meno si ha da perdere di solito. Ed un'esperienza di vita all'estero anche solo temporanea non può che aprire tantissimo la mente, accrescere le proprie conoscenze, far maturare il proprio carattere. A 20 anni come a 40, a dire il vero....
- IL PESO DEGLI OPINIONI ALTRUI
Anche questo aspetto può essere una conseguenza del proprio carattere. Anche in questo caso però probabilmente un ostacolo superabile, soprattutto da giovani. Essendo chi vi scrive cresciuto in un paese del Sud, la cosa suona particolarmente familiare.... Da ragazzi si è bombardati dal "modello" del figlio di papà, magari raccomandato, che ha la strada spianata da percorrere sulle orme dei genitori. A volte già il voler andar via dal paese per una grande città è visto come una stranezza, figuriamoci andare a vivere all'estero... Ancora una volta non vogliamo esprimere dei giudizi definitivi, è giusto che ognuno segua le proprie inclinazioni. Probabilmente quella strada già spianata è quella giusta, per quanto di questi tempi strade spianate ce ne siano sempre di meno... forse è anche per questo che sempre più giovani tentano (spesso con successo) l'esperienza all'estero...
Quando poi si tratta di persone più adulte è innegabile che il desiderio di mollare tutto venga visto con ancora più diffidenza e circospezione. É qui che spesso ci si scontra con i "buoni consigli" di chi ci invita a rifletterci su, a non fare "colpi di testa".... Altro ostacolo mentale notevole se non si hanno le idee ancora molto chiare ed una notevole forza di volontà.
- LA LINGUA
Preseguendo nell'analisi uno degli ostacoli principali risulta essere quello linguistico. Va detto che l'Italia non premia certamente chi ha voglia di imparare le lingue: anche le generazioni più giovani lamentano un sistema scolastico che in tal senso lascia molto a desiderare sporattutto se paragonato con tanti altri Paesi europei in cui un buon inglese viene insegnato sin da piccoli ed in cui i film in lingua originale con i sottotitoli sono la regola o quantomeno si alternano a quelli doppiati.
Riteniamo però che quello linguistico rimanga un ostacolo principalmente mentale e non concreto per il semplice fatto che imparare quanto meno una base di inglese (indispensabile per vivere e lavorare all'estero) sia una cosa alla portata di tutti. Spesso una preparazione scolastica carente è solo una buona giustificazione da dare agli altri ed a se' stessi per non crescere e migliorare tramite l'apprendimento di una o più lingue straniere, anche "da grandi"
-LE "COMODITÁ" DI CASA
Ancora una volta dobbiamo menzionare la realtà italiana che si distingue per il carattere troppo "avvolgente" che riveste la famiglia... Non fraintendiamoci, una famiglia unita è una delle cose più preziose che si possa desiderare, purtroppo però in alcuni casi gli ambiti familiari di casa nostra sono iperprotettivi, racchiudono i figli in un bozzolo fino ai 30 e passa anni, frustrando qualsiasi velleità o desiderio di crearsi una propria autonomia economica, un lavoro totalmente proprio, una propria casa... senza l'ala protettiva dei genitori. Non si può non notare che in tante altre realtà all'estero sia buona regola andar via di casa intorno ai 20 anni, rendendosi autonomi sotto i vari profili menzionati (soldi, casa, lavoro...) . E non si può, del resto, non dare ragione quando accusano i giovani italiani di essere mediamente troppo "mammoni".

In definitiva, per concludere, si è dato un quadro di quelli che possono essere gli ostacoli più comuni al salto definitivo verso un'esperienza di vita all'estero... L'argomento di questi tempi è estremamente attuale e sentito da sempre più persone e non solo da giovani, come poteva essere un tempo, ma i tempi di crisi che si attraversano mettono di fronte ad un bivio anche persone più adulte, padri e madri di famiglia che nutrono la legittima aspirazione di migliorare la propria vita per se' stessi e per i propri figli. Ovviamente non si vuol spingere nessuno, ancora una volta si precisa che la cosa più giusta è seguire le proprie capacità e inclinazioni personali. Ma allo stesso tempo è opinione piuttosto comune degli expats alle diverse latitudini del mondo che questo passo si riveli molto spesso un miglioramento. Non c'è niente di irreversibile, però difficilmente chi va a vivere all'estero da solo o con la propria famiglia, fa poi il percorso inverso....Qualche motivo ci sarà...